Natale 2015 Capodanno 2016 agli amici della Romita
Dopo una stagione lunga (marzo-novembre), piena e faticosa alla Romita è tornato il silenzio. E sono rimasto solo. Vivere in silenzio e in solitudine sulla montagna: un privilegio. Ma le voci e le immagini drammatiche dei migranti giungono sin quassù. Il grido dei dispersi, dei disperati e degli scampati ai naufragi irrompe irriverente e irruente in questo mistico silenzio. La pace dell’Eremo non viene lasciata più in pace. Voci e immagini che mi toccano profondamente e provocano dubbi, domande e ripensamenti. Tanto da mettere in discussione la mia stessa permanenza alla Romita.
Restare o andare?
“Come fai, frate Bernardino, a restare ancora alla Romita di fronte alle masse di donne, bambini, giovani e vecchi che fuggono dalla guerra, dalla miseria e dalla fame per affrontare deserti, mari e monti verso un futuro incerto? Come puoi tu che sei Frate da 60 anni e dici di seguire il Vangelo sull’esempio di San Francesco, come puoi restare indifferente, tranquillo e inerte vedendo tanta sofferenza? Dopo aver detto migliaia di volte la Messa, ricordo speciale della Cena e della Passione di Gesù, non hai ancora capito che la Comunione con Lui comporta il dono della tua vita, è diventare tu stesso Pane e Vino per gli altri? Non ti commuove lo spettacolo di volti tristi, di occhi smarriti, di piedi stanchi? Non senti il pianto straziante dei bambini? Come puoi continuare a goderti in pace il silenzio, la quiete e la bellezza dell Romita? A curare i fiori e a cantare le Lodi all’Altissimo in Chiesa? Pretendi di amare Dio che non vedi senza amare i fratelli, le sorelle e i bambini che vedi? (Cfr 1Gv 4, 20). Che hai tu ancora di cristiano e di francescano, dal momento che Gesù e Francesco sono vissuti e morti poveri, mentre tu vivi nelle sicurezze e nelle comodità? Che diritto hai tu di rifarti a loro se non vivi quello che dici di essere 2 (cristiano e francescano), se non pratichi quello che predichi? Che aspetti ad abbandonare le sicurezze e le comodità per andare da chi non ha più niente?”.
Sono rimproveri, provocazioni e domande imbarazzanti che mi scuotono. Domande giustificate che non voglio rimuovere ed alle quali, per onestà intellettuale, devo pur dare delle risposte. Ancora una volta (è successo spesso nella mia lunga vita) sono posto dinanzi a una scelta: dove, per chi e per che cosa investire il mio tempo, la mia energia, le mie capacità? Dove e come amare e servire Cristo nei fratelli e nelle sorelle (senso della mia vita)? Quali le priorità? Cosa conta nella vita? Provocato e messo in discussione dal dramma di milioni di sorelle e di fratelli e soprattutto dei bambini dalla vita tenera e fragile; consapevole dei miei limiti (età, distanza, mancanza di esperienza e di mezzi); constatata la mia impotenza dinanzi alla complessità dei problemi, sono stimolato a trovare motivazioni forti per continuare la mia missione alla Romita. Ci vuole umiltà nel riconoscere i limiti, ma anche coraggio nello sfruttare le opportunità. Nessuno è in grado di aiutare tutti, ma ognuno può aiutare qualcuno. La nostra vita infatti è condizionata dal tempo e dallo spazio nel quale viviamo. Possiamo operare solo là dove siamo e per il tempo che ci è dato. Possiamo pensare e discutere “globale”, ma nel concreto possiamo agire solo “locale”.
Restare alla Romita: una scelta impegnativa. Che cos’è la Romita?
Una Scuola di Vita, dove s’impara il senso della vita: vivere con gli altri, per gli altri e degli altri. Illuminati, ispirati e stimolati dalla Parola che si ascolta e si medita in Chiesa, alla Romita s’impara ad accoglierci e ad accettarci a vicenda, a comporre conflitti, a vivere insieme in pace, a cercare il bene comune e soprattutto a considerare le differenze (lingue, culture, opinioni e fedi diverse) non come motivo di chiusura, di diffidenza e di contrasto, ma come opportunità di arricchimento spirituale e intellettuale. La Romita è una scuola privilegiata perché, non avendo nè maestri nè discepoli, tutti possiano imparare da tutti.
Uno Stile di Vita. Ispirato dal Vangelo Francesco ha vissuto e proposto ai fratelli uno stile di vita libero, leggero e gioioso. Quello che a noi moderni toglie la gioia e la libertà interiore è l’ansia di avere, possedere e accumulare con la conseguente paura di perdere e la necessità di difendere quanto accumulato. Rifacendosi a Francesco la Romita pratica uno stile di vita alternativo al consumismo, all’opulenza e allo spreco. Va contro corrente. (“Soli i pesci morti non vanno contro corrente”!). Avere di meno per vivere meglio. Usare le cose e non farsene usare. Perché darsi tanto da fare per guadagnare molto per poi comprare cose che non servono? La quantità delle cose toglie energia, attenzione e tempo alle cose importanti nella vita: la conoscenza e l’ascolto della Parola, il dialogo con l’Altissimo e con gli altri, il silenzio, il senso della Festa, la lettura, l’Arte, la Musica, le attività creative, l’osservazione, l’ammirazione e la contemplazione della Natura.
Stile di vita solidale con chi è nel bisogno: con il digiuno, riducendo i bisogni e le spese all’essenziale, lavorando l’orto e risparmiando su tutto, la Romita adotta bambini a distanza e dà sostegno (non solo morale) ad associazioni impegnate nel sociale. La Romita è stata ricostruita dalla solidarietà di molti, ora è la Romita a praticare solidarietà con chi è nel bisogno. Uno stile di vita responsabile e rispettoso della Natura, libero dal delirio demenziale e aberrante del potere, del possesso e dello sfruttamento delle risorse. Uno stile di vita gioioso nell’agire, generoso nel dare, coraggioso nel rischiare.
Un Ponte che veicola idee e persone verso nuovi orizzonti, oltre gli schemi e le chiusure della cosiddetta “normalità”. Un Ponte sul quale passa il Messaggio di Gesù e di Francesco dal passato al presente.
Una Porta per la quale si entra nel Tempio per sentire la Presenza ed ascoltare la Voce del Divino; una porta che si apre verso nuovi e ampi spazi per la mente, il cuore e l’anima: il silenzio, il fascino del luogo, la bellezza dell’architettura sobria, essenziale ed elegante. La Romita ha molti di questi spazi: la Chiesa, la Cappellina, il Chiostro, le Celle, i Cortili, le Terrazze, il maestoso Cedro del Libano, i Prati, il Belvedere, la Grotta dove pregò Francesco.
Un’Isola che può dare approdo e salvare i feriti e i dispersi nei naufragi della vita.
Un’Oasi che offre ristoro, riposo e frescura nella lunga traversata del deserto.
Un’Utopia realizzata: all’inizio (1991) nessuno ci credeva, perché la ricostruzione dell’Eremo, ridotto a un cumulo di macerie, sembrava impossibile. Ora è una realtà.
Un Miracolo continuo: la ricostruzione è stata realizzata senza contributi da parte di nessuna Istituzione. Solo dall’idealismo, dall’entusiasmo, dalla fatica, dal sudore e dalla tenacia di migliaia di persone giovani o rimaste giovani. E anche ora, dopo 25 anni dall’inizio, la manutenzione dell’enorme complesso archiettonico e la gestione della vita quotidiana vengono garantite dal contributo volontario di amici, visitatori e pellegrini.
Luogo del Cantico delle Creature. Francesco ha composto alla Romita nel 1213 un testo in latino („Exhortatio ad laudem Dei“ cfr Fonti Francescane 265a) che anticipa il Cantico. Si può affermare che storicamente il Cantico è nato sì a San Damiano di Assisi, ma è stato concepito nel meraviglioso scenario della Romita. Per la posizione, per l’assenza d’inquinamento luminoso e per la presenza di una natura incontaminata e selvaggia, per la bellezza del paesaggio, per il microclima unico, la Romita offre condizioni ideali per comprendere, cantare e praticare il Cantico. Tutto il giorno la Romita è baciata dal sole. Le sue aurore ed i suoi tramonti non sono descrivibili a parole. Nelle notti stellate è un Osservatorio astronomico. Qui si sperimenta la forza di “frate Vento”, la preziosità di “sor Acqua” e la bellezza di “frate Focu”. La strofa di “sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa et produce diversi fructi con coloriti flori et herba” descrive la Romita.
Il lavoro manuale, parte integrante del programma della Romita, più che fatica è onore e privilegio. Perché crea un rapporto diretto, fisico con la Madre Terra. Lavorare la terra, piantare alberi, coltivare ortaggi e raccoglierne i frutti nel corso delle stagioni è un’esperienza affascinante e arricchente. Fa bene al corpo, alla mente, al cuore e all’anima. Lavorare la terra c’insegna l’umiltà e la gratitudine.
Ma oltre alle piante che ci nutrono (insalate, finocchi, cavoli, carciofi, pomodori, melanzane, zucchine, zucche, fagiolini, ceci, fave, piselli, patate…), la Romita cura anche i fiori e le erbe aromatiche e medicinali. Alla spiccata sensibilità e all’occhio attento di Francesco non sono sfuggiti i fiori e le erbe: „…et produce diversi fructi con coloriti flori et herba“. Non finiremo mai di stupirci a scoprire sempre più nuovi fiori, erbe medicinali e aromatiche con i loro colori, sapori, odori e proprietà. La Romita è un’esposizione a cielo aperto delle meraviglie e dei segreti della Natura. Noi alla Natura non abbiamo niente da insegnare, abbiamo solo da imparare.
Francesco Maestro di vita
Francesco, uomo illetterato e semplice, vissuto otto secoli fa, è oggi vivo più che mai nella mente e nel cuore di molti. Il suo messaggio è di una attualità sorprendente. Nel buio e nella confusione dei nostri giorni ci dà “le Coordinate”, è come un “Navigatore Satellitare” che ci indica la strada da percorrere per andare avanti. Con le sue intuizioni oiginali e affascinanti, con la sua imprevedibile creatività, con la sua visione del mondo (espressa nel Cantico delle Creature), con il suo stile di vita ha molto da dire e da dare a noi moderni. Perchè a noi manca quello che lui aveva: la concentrazione sul Vangelo, l’attenzione al piccolo, l’amore all’essenziale, la libertà dal potere e dal denaro, la gioia di vivere, la considerazione e il rispetto per tutte le creature, la capacità di ascolto e di dialogo, la compassione per chi soffre. Noi abbiamo nostalgia della sua libertà, del suo amore, della sua creatività e della sua gioia. Possiamo essere felici senza sentirci liberi? Francesco è „futuro vissuto“. Ha conosciuto e vissuto con otto secoli di anticipo la „ecologia integrale“.Quello che dovremo fare noi nel prossimo futuro: rispettare e prenderci cura del Creato, cambiare stili di vita, usare le risorse del Pianeta in modo responsabile, sostenibile e solidale. È l’atteggiamento interiore che determina i nostri comportamenti esteriori (viziosi o virtuosi). Solo la conoscenza, la stima e l’amore per la nostra madre Terra, come ha fatto Francesco, ci permetterà di prendercene cura. Se noi, riducendo l’uso della tecnologia, dedicheremo tempo all’osservazione delle meraviglie del Creato (astri, 5 montagne, mari, paesaggi, animali, alberi, foreste, fiori…), troveremo infiniti motivi per stupirci, godere intellettualmente e spiritualmente ed elevarci dalla banalità del quotidiano. Non basta una vita per conoscere, ammirare ed apprezzare la ricchezza, la saggezza e la bellezza della Natura.
Francesco non ci dà soluzioni semplicistiche, ma indicazioni preziose per risolvere i problemi del nostro tempo (crisi economica, cambiamenti climatici, conflitto con l’Islam, migrazioni di massa a causa di guerre e fame). Ci suggerisce di guardare il mondo con uno sguardo a 360 gradi, di considerare tutto l’Esistente come Vivente e Intelligente perché manifestazione del Vivente e della Sapienza per eccellenza (il Creatore del Tutto). Francesco sente e vive la comunione, la vicinanza, l’amicizia, la fraternità e la sororità con tutte le creature, anche con il sole, la luna, le stelle, il vento, l’acqua, il fuoco, la terra.
Con tutto il Cosmo. Non solo sente e pensa “globale”, ma addirittura sente, pensa e vive la vita e la fede in modo “cosmico”. Vede e vive il Tutto come realtà unica, come Unità, della quale tutti siamo parte. Tutto è collegato a tutto. Da qui la sua fratellanza universale. Per il nostro tempo un messaggio originale, valido e affascinante. Viene in mente il Canto di Fratello Sole e Sorella Luna: “…Dolce capire che non son più solo, ma che son parte di una immensa Vita: Dono di Lui, del suo immenso Amore“. Scollegati dal Tutto (Creatore e Creato), restiamo chiusi nel nostro piccolo, tristi nel nostro egoismo e soli con le nostre paure.
Equilibrio ritrovato
Per risolvere il conflitto (restare o andare?) mi è stato di aiuto il T(AU) di Francesco. Ultima lettera dell’alfabeto ebraico a indicare la realtà ultima, l’Eterno, l’Assoluto, col tempo diventò “il Nome di Dio”. Il TAU, segno caro a Francesco, perché gli ricordava la Croce e col quale firmava le sue lettere, esprime le due dimensioni della vita umana: quella verticale (verso l’alto) e quella orizzontale (verso i lati). Nella sua struttura l’uomo è un TAU vivente. È chiamato a tendere e ad elevare la mente verso l’alto con la Lode all’Altissimo (dimensione contemplativa) ed ad operare con le braccia verso il mondo circostante (dimensione attiva).
La Romita vive e propone l’aspetto contemplativo/teologico con la centralità e priorità della Lode all’Altissimo, del silenzio e dell’ascolto della Parola, e l’aspetto attivo/antropologico con l’accoglienza, la convivenza, la condivisione, il lavoro manuale, l’impegno per il bene comune. Un modo saggio di coniugare spirito e materia, contemplazione e azione, teologia ed ecologia, liturgia e cura del Creato, fede e impegno sociale, cultura e natura, Parola ascoltata e Parola incarnata, predica e pratica. Nel programma della Romita c’è spazio per la mente, il cuore e le mani.
Pur essendo un Eremo sulla montagna, un’isola nel mare burrascoso e un’oasi nell’arido deserto, la Romita non intende rifugiarsi né in un comodo spiritualismo né in uno sterile intellettualismo. Vuole stare con la mente, il cuore, le mani e i piedi piantati nella storia e sulla terra. Il Natale ci ricorda che Gesù, Verbo Incarnato, è nato, è vissuto ed ha operato tra noi, nella nostra condizione umana. Gesù, Figlio dell’Altissmo, e Francesco, nostro fratello, si sono sporcate le mani con le miserie della nostra umanità. Dietro il loro esempio, mosso dalla Passione per Cristo e dalla compassione per l’uomo, resisto alla rassegnazione e all’indifferenza di fronte ai drammi del nostro tempo. Finché avrò vita intendo restare attento, vigile, critico nei confronti di poteri autoreferenziali, autoritari e disumani, fedele al Vangelo e impegnato per il bene delle sorelle e dei fratelli. Nello stupore per il mistero e nella gratitudine per il dono della vita, voglio conservare la mente lucida, il cuore caldo e le mani operose. La nostra vita è “Avvento” = tempo di attesa vigile, gioiosa e operosa.
Pur sentendo intensa e pungente la sofferenza per i drammi infiniti di questo mondo (migranti, guerre, carestie, povertà, fame, baraccopoli…) e per l’impossibilità di alleviare le sofferenze (soprattutto dei bambini) sul posto, resto alla Romita. Sono giunto alla convinzione che per ora il mio posto è qui. Col proposito però di impegnarmi con più passione, determinazione ed efficacia per i vicini che vengono alla Romita e, a distanza, per i lontani cui devo solidarietà e sostegno. Nella vita di Gesù e di Francesco troviamo tanta sofferenza (fisica e morale), ma anche tanta gioia. Sì, perché dolore e gioia possono convivere. Ne è una dimostrazione la stessa Romita. Quanta fatica, quanta sofferenza, quanti conflitti, quante lotte, quante lacerazioni, quante umiliazioni, quante lacrime per farla rivivere! Eppure quanto amore, quanta gioia, quante soddisfazioni, quanta luce, quanta pace, quanta bellezza stiamo sperimentando! Le Parabole di Gesù, che non è certo vissuto nelle sicurezze e nelle comodità, parlano spesso di feste e di conviti. Lui stesso partecipa a nozze, pranzi e cene. Il suo messaggio è Vangelo (=buona, bella notizia), immerso nella vita degli uomini e intriso di sofferenza e di gioia. Francesco ha composto il Cantico delle Creature ormai malato e piagato nel corpo e nell’anima, ma nel testo non c’è traccia del suo dolore. La gioia sovrasta il dolore. Nell’Amore. Restare alla Romita vuol dire sentire come una spina nel fianco la sofferenza del mondo e allo stesso tempo sperimentare la dolcezza e la forza dell’ Amore di Cristo, il conforto e la luce nella preghiera dei Salmi, il sostegno degli amici, la bellezza e la saggezza del Creatore nelle sue creature. La Romita è la vita!
Frate Bernardino